Pet therapy al Fatebenefratelli con i «robo-dog» donati ai piccoli pazienti

I cagnolini hi-tech sono entrati alla Casa pediatrica per intrattenere i bambini ricoverati ma ora diventano lo strumento per una ricerca innovativa su terapie e benessere

Tre piccoli cani robot sono ospiti fissi, da qualche mese, della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli. Sono stati donati per intrattenere i bimbi ricoverati. Ma diventeranno co-autori di uno studio pionieristico di pet-therapy. È trascorso più di mezzo secolo da quando il neuropsichiatra Boris Levinson sostenne i benefici del contatto con gli animali: «Abbassano i livelli di ansia e stress, possono ridurre problematiche legate all’umore, durante una seduta si regolarizza il battito cardiaco — scriveva —, tendono ad abbassarsi pressione e glicemia, i livelli di endorfine mostrano un miglioramento».

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Recenti ricerche mediche hanno definito gli animali «acceleratori di relazioni umane». Le emozioni vengono espresse attraverso il tatto e la mimica: si realizza una comunicazione profondamente giocata su sincerità e autentica empatia, non mediata, né falsata. Al Fatebenefratelli c’è spazio per gli animali veri — un’area dedicata all’esterno della pediatria dove presto sarà portato in visita anche un pony ma anche nella cameretta nei casi di lungo degenza—. E per quelli dotati di intelligenza artificiale che si chiamano Zoomer. Rispondono ad oltre trenta comandi vocali. E continuano ad imparare. «Abbiamo introdotto gli animali in reparto per la pet-therapy e ora anche i cani robot — spiega il primario Luca Bernardo —. Ci sono stati donati per intrattenere i nostri piccoli pazienti da un’azienda canadese che li ha messi in commercio, in realtà, con un fine ludico. Però ci siamo resi conto che si prestano per proseguire la ricerca».

Zoomer non è un semplice un pupazzo, risponde ai comandi ma si fa comprendere quando, per esempio, decide di riposarsi. Ha un numero di sensori tali che consente un’attività tattile. I bambini lo portano nell’aula dove si recuperano le ore scolastiche perse. A differenza di un quattrozampe reale, può entrare nella sala prelievi. «E aiutare così a ridurre l’ansia dei pazienti. Ci sono terapie che la inducono di per sé, non c’è bambino che non tema il prelievo del sangue». Dolore e paura alterano la compliance alle cure. «Abbiamo visto piccoli che non possono tenere un animale da compagnia, perché sono gravemente allergici, e con questi cani robot imparano a relazionarsi o non averne paura». E c’è chi in reparto racconta l’incontro di uno Zoomer con i due gatti di casa che una mamma aveva avuto l’autorizzazione di portare in visita alla figlia appena adolescente. Per i mici il robo-dog è un cane vero.

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